comportamenti

Comportamenti e riflessioni

Stamattina, mentre aspettavo che uscisse il caffè, riflettevo sui comportamenti che assumo in vari momenti della giornata, e sul fatto che a volte riesco a portare a termine determinate cose, e a volte no. E allora mi sono chiesto: quando riesco a ottenere dei risultati, in che modo ci riesco? E così il pensiero è andato ad una cosa che faccio da qualche tempo: attraversare la strada, passando sulle strisce pedonali. E mi sono detto: cos’è che mi spinge a passare sulle strisce, piuttosto che attraversare dove capita? E perché per me questa cosa non rappresenta più un problema, per cui lo faccio anche volentieri? Improvvisamente mi si è accesa “una lampadina”, e lentamente è uscita fuori anche una soluzione, la mia soluzione.

Le abitudini sono tra i principali nemici della nostra crescita.

Sei mai andato in palestra? Suppongo di si. E cosa hai fatto la prima volta che ti sei iscritto e hai frequentato? Arrivato nello spogliatoio, ti sei cambiato ed hai messo la borsa in un armadietto, che avevi trovato libero. E quando, dopo un po’ di volte che utilizzavi quell’armadietto lo hai trovato occupato, cosa ti sei detto? “Me l’hanno rubato! Era il mio!” 

Quanto siamo disposti ad accettare i nostri sbagli?

Oggi pomeriggio parlavo con una persona non troppo giovane, e non ho potuto fare a meno di riflettere su cosa significhi in realtà la parola consapevolezza. Lei si ostinava a giustificare i suoi comportamenti, malgrado l’evidenza dei fatti. E così ho provato a mettermi nei suoi panni, per cercare di capire. Ecco, spesso tendiamo a giustificare a spada tratta le nostre azioni ed i nostri comportamenti, perché questi ci danno sicurezza. Siamo disposti anche a negarne l’evidenza, pur di giustificarci. E questa cosa mi ha fatto pensare che, in realtà, diventare consapevoli di ciò che facciamo non è né normale, né facile.

Segreto n. 10: diventare consapevoli di ciò che facciamo non è né normale, né facile. Questo perché dobbiamo anche essere disposti ad accettare i nostri sbagli, e a volte, a dover mettere in discussione anche tante scelte fatte fino ad oggi.

Giustificare i nostri comportamenti ci dà sicurezza

Oggi pomeriggio parlavo con una persona non troppo giovane e non ho potuto fare a meno di riflettere su cosa significhi in realtà la parola consapevolezza. Lei si ostinava a giustificare i suoi comportamenti, malgrado l’evidenza dei fatti. E così, ho provato a mettermi nei suoi panni, per cercare di capire. Ecco, spesso tendiamo a giustificare a spada tratta le nostre azioni ed i nostri comportamenti perché questi ci danno sicurezza. Siamo disposti anche a negare l’evidenza, pur di giustificarci. E questa cosa mi ha fatto pensare che, in realtà, diventare consapevoli di quello che facciamo, non è né normale né facile. La difficoltà sta proprio nel fatto che non siamo disposti a ad accettare i nostri sbagli e a mettere in discussione le scelte sbagliate che facciamo.

Segreto n. 10. Le persone consapevoli sono sempre disposte ad accettare i loro sbagli ed a correggere i propri errori.

Consapevolezza

Consapevolezza.

– quanto siamo consapevoli delle nostre azioni?
– e poi, quanto siamo disposti ad accettare le cose di cui diventiamo consapevoli? Sono due domande legate a doppio filo. Se accetti di essere consapevole della tua vita, devi essere poi disposto ad accettare il cambiamento che ne consegue.
Diventare consapevoli delle proprie azioni e dei propri comportamenti, vuol dire cambiare atteggiamento, ed essere disponibili a cambiare il proprio comportamento e le proprie abitudine, che a quel punto diventano spesso obsolete. Ma cambiare è un po’ come ammettere il proprio fallimento, il fallimento delle nostre idee preconcette. E questo di per se ci crea sofferenza, perché dobbiamo ammettere che non è sempre vero ciò che crediamo sia vero o falso, giusto o sbagliato. Ci sono persone che piuttosto che cambiare, preferiscono negare l’evidenza. Lo vedi tutti i giorni. C’è chi è abituato ad usare quel telefonino e non lo cambierebbe per tutto l’oro del mondo, anche se non funziona bene, perché quello ormai lo conosce e con un telefono nuovo dovrebbe ricominciare ad imparare ad usarlo. Ragazzi, il cambiamento crea panico e insicurezza, lo sappiamo. E allora perché cambiare?
L’altro giorno, una mia amica a cui avevo detto: “dici che quel telefono non funziona e che si blocca in continuazione. Ed è pure vecchio. Ma perché non te ne compri uno nuovo?” “Lascia perdere, mi ha detto, mi tengo il mio telefono così com’é. Lo cambierò solo quando non funziona più. Fino a che non sarò costretta a cambiarlo, me lo tengo”.
Non c’è niente da fare. La maggior parte delle persone si ostina, anche di fronte all’evidenza, a comportarsi nel solito modo, pur di non cambiare, di non accettare di doversi trovare di fronte a cose nuove, a nuove esperienze, e a una diversa visione della vita. Le persone non vogliono cambiare. E soprattutto non vogliono accettare il disagio iniziale ed il dolore che può crearsi nell’allargare i propri orizzonti.

Estratto n.4 (dal libro: fumo zero)

Estratto n.5 (dal libro: fumo zero)
La nostra vita ed i nostri comportamenti sono legati a tutta una serie di situazioni pregresse, legate a ciò che abbiamo appreso da bambini, dai genitori e dalle persone a noi più vicine, dalla scuola, dall’ambiente esterno in cui abbiamo vissuto, ed anche dalle nostre esperienze. Il risultato è che il nostro cervello, nel momento in cui arrivano le informazioni provenienti dai nostri sensi, le filtra e le elabora secondo questa sua logica, dandogli significati diversi, e infine le immagazzina. Questo lavoro di semplificazione e di filtraggio delle informazioni è necessario al cervello per non sovraccaricarlo di informazioni inutili. Ma il fatto che sia lui a stabilire in automatico quali cose siano da mantenere e quali no, fa sì che spesso, ciò che noi crediamo o pensiamo di sapere, e perfino ciò che riteniamo giusto o sbagliato, non corrisponda alla realtà delle cose. E così ci diciamo, ad esempio, che possiamo smettere di fumare quando vogliamo, mentre nella realtà, non ne siamo capaci.

Estratto n. 1 (dal libro: fumo zero) – appunti

Vi è mai capitato di sentire un fumatore dire che il fumo è un vizio difficile da eliminare? E così ti dice che gli piacerebbe smettere, che ha provato più volte, e che dopo un po’, è ritornato a fumare. Ti dice in pratica che quel vizio non è gestibile, perché è più forte di lui.