C’era una volta.

C’era una volta. Stamattina aspettavo fuori dal negozio del macellaio in attesa di entrare a prendere un po’ di carne. Seduto fuori c’era un signore. E mi è venuto da dire: bei tempi quando potevi entrare senza rimanere fuori a prendere freddo. Certo che questa cosa ce la ricorderemo. Ai nostri nipoti potremo raccontare di quel periodo in cui improvvisamente la nostra vita è cambiata. Tutto ciò che avevamo fatto o potuto fare fino al giorno prima improvvisamente non lo abbiamo potuto più fare: niente scuole, niente asili, niente lavoro, niente passeggiate, niente vacanze. Casa, casa e casa. Si usciva solo per andare a fare la spesa, andando vicino a casa e per un breve periodo. Non ci si poteva salutare dandoci la mano né ci si poteva abbracciare. Niente traffico, poco inquinamento, multe e denunce per chi trasgrediva le regole. Pace, niente bambini che giocavano nel parco facendo casino, niente anziani a passeggio. Tutto fermo! E tutto questo non tanto tempo fa: solo qualche anno addietro!

Devo dire che non sto soffrendo questo grosso cambiamento. Si, il fatto di non poter uscire per lavorare ed aiutare le persone a rilassarsi mi manca. Mi manca il contatto diretto con le persone. Ma l’ho accettato con rassegnazione. In compenso cerco di prepararmi per il domani che arriverà. Perché arriverà e ci saranno sicuramente grosse opportunità malgrado tutto. Nel frattempo ho cominciato a farmi venire idee nuove, cerco di fare online quello che facevo prima di persona, anche se ogni tanto, per fortuna non spesso, mi lascio andare a perdere tempo utile, alzandomi più tardi o facendo cose meno importanti rispetto a quello che dovrei fare. Stranamente mi crea più ansia il dover andare a fare la spesa, sapendo che dovrò aspettare qualche ora di fuori, prima di entrare e fare gli acquisti. Nell’attesa potrei ascoltare degli audio dal telefonino. Ma non mi piace togliere e mettere i guanti ogni volta, perché tutto ciò che hai a portata di mano, carrello compreso, sono possibili portatori di virus. E quindi evito di farlo annoiandomi, nell’attesa che arrivi il mio turno.

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